Gioco e letteratura: uno strano binomio che rapisce

Ultimo Aggiornamento 13 Jan 2021
Gioco e letteratura: uno strano binomio che rapisce

Sono molti i romanzi che vedono il gioco come protagonista, ma in nessuno di questi il finale è scontato, un po' come succede nella vita

Il gioco d'azzardo ha sempre avuto una grande fortuna nel mondo letterario. Il successo di questo filone ha una spiegazione molto semplice. Il gambling è una metafora perfetta per la vita e dà molte possibilità di sviluppo della trama.

Di solito i protagonisti sono quasi sempre di due generi: l'avventuriero annoiato e sicuro di sé, osservatore e capace di comprendere le dinamiche del gioco e l'individuo disperato in cerca di riscatto sociale, che cerca nel gioco un ancora di salvezza per uscire dalla sua situazione. In entrambi i casi ciò che attira di queste storie è l'imprevedibilità che il gioco ha in sé, imprevidibilità tipica anche delle dinamiche che regolano il funzionamento delle slot machine online e i tavoli di poker. La drammaticità delle scene si mescolano sempre con l'aspetto psicologico dei vari protagonisti in una commistione che risulta spesso vincente. Proprio per questo motivo, tantissimi libri sono stati poi trasposti sul grande schermo, rinnovandone il successo.

Il dualimo gioco-destino

Una delle metafore più volte utilizzate è quella che vede il giocatore sfidare il destino. Ciò accade ad esempio in «La mano sbagliata» di Jean-Michel Guenassia. Il protagonista, Baptiste Dupré, è un giocatore incallito di poker e privo di valori morali. Solo una cosa conta per lui: diventare il migliore. Baptiste vive una vita agiata e senza patemi, grazie ad un buon matrimonio, ma per la sua ricerca dell'adrenalina e per il rifiuto della routine si ritrova a rischiare tutto semplicemente per soddisfare la sua voglia di emozioni. «Resterò per tutta la vita un giocatore, perché adesso so che si prova più piacere a perdere che a vincere», affermerà Duprè ad un certo punto nel romanzo. Ciò che è certo è che in questo libro, il gioco viene visto come un metodo per soddisfare impulsi che vanno al di là della vittoria, cosa che, non interessa affatto al protagonista, e che sono più insiti nell'animo umano.

Un altro romanzo che affronta questo tema è «La musica del caso» di Paul Auster. Anche qui il protagonista, Jim Nashe, avrebbe tutto per starsene tranquillo, dopo aver ereditato una fortuna dal padre. Invece anche lui è roso da quel tarlo chiamato insoddisfazione tipico dei giocatori. Così, durante un viaggio on the road incontra un giocatore di poker, Jack Pozzi e accetta la sua strana richiesta: partecipare ad un torneo di poker organizzato da due eccentrici milionari. Lì la sua vita cambia definitivamente, portandolo a capire che non si gioca con il destino. «Avevamo costruito una perfetta armonia. Eravamo arrivati al punto in cui ogni cosa per noi si trasformava in musica, e poi tu dovevi salire di sopra e spaccare tutto», gli dirà ad un certo punto Jack, aprendo un dibattito quasi metafisico con la situazione che si trovano a vivere i due.

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Il gioco come riscatto

Molte volte il gioco è visto anche come un mezzo per riscattarsi da una vita che sta sfuggendo di mano. È ciò che accade a Vittorio, il protagonista di «L'animale notturno» di Andrea Piva. Dopo aver bruciato come un fiammifero il suo primo successo si ritrova in una sorta di baratro a causa della sua sfrenata voglia di soldi. Così scialacqua quei pochi che ha per «darsi un tono» e sembrare quello che non è, vivendo una vita tra alcol, droga e belle donne. Quando è ormai sull'orlo del baratro, arriva l'incontro che gli cambia la vita, quello con un senatore ultraottantenne ieratico e sapiente con l'ossessione del gioco d'azzardo. Quest'ultimo rilascia un lauto compenso a Vittorio perchè acceda per lui al mondo del casinò online che gli è vietato dalla figlia, preoccupata di vederlo rovinarsi come quando da giovane sperperava fortune in giro per il mondo. Soprattutto Vittorio verrà edotto ai segreti della statistica e della matematica probabilistica. In questo caso, dunque, il gioco non è una necessità fisiologica nata dall'insoddisfazione, ma una necessità nata da un desiderio di riscatto.

Come si può vedere dunque, tutte le storie sul gioco d'azzarado hanno un personaggio tormentato in cerca di un qualcosa che gli dia pace e non sempre quel qualcosa è il denaro. Il gioco d'azzardo, quindi, nella letteratura, è una sorta di «chiave di Volta» per investuigare l'animo umano.

Lamberto Rinaldi

Ruolo: Content Writer
Esperienza: 10+ Anni
Specializzazione: Articoli Blog/Analisi
Giornalista pubblicista. Di giorno prof di lettere, di notte freelance. Scrivo di calcio e Roma su "Il Catenaccio", di cultura, ambiente e sport per "Il Nuovo Magazine" e "Stampa Critica", ho condotto "Super Santos" sulle frequenze di Active Web Radio.